Con il primo post dedicato alla Reggia di Caserta abbiamo “indagato” tra i meandri e le mille stanze della bellissima costruzione dei Borbone. Oggi, invece, ci dedichiamo alla grande area circostante, così estesa che quasi ci si perde! I Giardini Reali occupano una superficie immensa e si dividono sostanzialmente in due parti: il Giardino all’italiana, così viene definito, abbonda di prati, sembra non finire mai ed è felicemente intervallato da meravigliose fontane; altrettanto interessante è il Giardino all’inglese, realizzato in un’epoca successiva.
Dalla facciata posteriore della Reggia si estendono due immensi viali paralleli, con un colpo d’occhio impressionante, essendo lunghi circa tre chilometri. Tra questi due viali trovano spazio le celebri fontane, con piacevoli giochi d’acqua, dai nomi altrettanto originali e con architetture che meritano la massima attenzione.
La Fontana Margherita è la più conosciuta e anche tra le più belle. Si trova nella parte settentrionale del parco, all’inizio del viale che ci condurrà al giardino all’inglese. Ha un aspetto sobrio poiché venne realizzata in un momento storico che oggi definiremmo di “austerity”.
Segue l’incantevole Fontana dei tre delfini, con una vasca lunga circa 470 metri, popolata da pesci e piante acquatiche. La scultura simboleggia un animale marino, simile a un mostro, con delle teste simili a quelle di un delfino.
Ancor più articolata è la Fontana di Eolo, che mostra alcune statue e una simbologia greca legata al vento. È una costruzione tuttavia rimasta incompiuta, e i progettisti eseguirono l’idea originale del Vanvitelli, la cui prima realizzazione fu in legno.
Andando avanti nella scoperta del Giardino all’italiana, troviamo la Fontana di Cerere completamente in marmo e la Fontana di Venere e Adone. Chiude la serie la Grande Cascata, dove l’acqua si getta in una vasca in cui “vigilano” Diana e Atteone, ovviamente sottoforma di statue.
Il Giardino all’inglese, invece, venne commissionato più tardi da Maria Carolina d’Asburgo e mostra i tratti caratteristici dei giardini di quel tempo: domina un disordine voluto in cui si alternano specchi e corsi d’acqua, con piante provenienti da tutto il mondo.